Cittadinanza e Salute

L’esperienza delle voci

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Cosa sono le Voci?

Le voci, come mezzo di comunicazione tra gli uomini, dal mondo della musica e da quello radiofonico, sono intese come “suoni generati per azione delle vibrazioni delle corde vocali”. Ma quando si parla di voci sentite inaspettatamente, esse non vengono contemplate come mezzo di comunicazione, a prescindere dalla loro origine.

Purtroppo quando queste divengono un problema, la medicina della Salute Mentale le studia in chiave soprattutto psichiatrica. Nell’ambito psichiatrico la voce è definita come “un’allucinazione prodotta da una percezione che attiva la nostra corteccia sensoriale in assenza di una corrispondente stimolazione dei recettori periferici”.

Un uditore di voci invece, quando sente una voce, non si chiede cosa essa sia, perché, sentendola, non si pone questo dubbio.

Come si manifestano?

Gli uditori quando sentono le voci provano una sensazione identica a quando ascoltano qualsiasi altra cosa, indipendentemente dal fatto che quella sensazione fisica sia provocata da una condizione interna o esterna. Da qui la prima distinzione del sentire voci interne ed esterne.

Sentire una voce, avendo la consapevolezza che è una percezione che non ha una fonte esterna riscontrabile, è un’esperienza terrificante.

Il sentire voci dentro la propria testa, dentro ai propri pensieri, dentro al bagno mentre si fa la doccia, a letto prima di dormire o mentre si mangia, penalizza assai pesantemente l’esternazione, a prescindere dal luogo e dal momento in cui essa avvenga. Chiedere “come senti la voce?” è come chiedere “come vivi la comunicazione?”.

Come possono essere

Le voci possono essere positive o negative, spiritose o critiche, complimentose o spiacevoli.
Vi può essere la voce che affligge, nel senso che attacca e si sofferma su un avvenimento o su un fatto per esasperarlo. Questa viene recepita come un’esagerazione, che mantiene in uno stato di ipervigilanza continua. La voce che affligge è estenuante perché ripete una stessa frase o il medesimo comando per ore, ripetutamente, senza soste.

La voce può essere discriminante, quando prende una posizione su una religione o su un’ideologia, rendendo la realtà esattamente opposta a ciò che è. Si esprime con toni perentori facendo credere di essere l’unica a conoscere la verità, unica e sola.

La voce può essere positiva e ottimista, quando vuole dare speranza, anche quando è fuori luogo. La sua positività è talmente ripetitiva che agli occhi e orecchie di un non-uditore è difficile pensare di poter arrivare a crederle sempre. La realtà è che questa, pronunciandosi con una ripetitività estenuante, rende difficile il restare lucidi e controllati.

La voce percepita come strisciante dà sensazioni solo negative, in quanto si sviluppa sempre in modo implacabile ed avanza in continuazione, sempre nella propria testa.

La voce strisciante, a volte è definita anche suadente, in quanto il parlare viene percepito in toni confidenziali.
La voce può essere penetrante quando parla in toni molto acuti e quando scaglia il proprio tono in modo vivido, tanto da far arrestare, quasi come se si fosse in attesa di qualcosa che deve necessariamente accadere. È tra le voci che incute maggior paura.

Un tipo di voce che non ti fa mai sentir solo è la voce commentante. Appena l’uditore pensa a qualcosa, la voce la commenta.

Le voci, alle quali l’uditore sente di non appartenere per nulla, sono quelle definite dialoganti: conversano tra di loro, confrontano tra sé le proprie opinioni e creano, da ogni piccolo e minuscolo fatto, un dialogo.

La malattia diviene vera malattia quando mette in evidenza il fatto che non si è trovata una risposta al perché si soffre.

Dentro la sofferenza di un uditore

Chiunque può aiutare un uditore di voci a capire perché soffre così tanto a causa del sentire le voci. Poco importa se la sua risposta sembra stupida; importa soltanto che quella sia la sua vera risposta alla propria sofferenza.

Purtroppo, quando soffriamo, non solo soffriamo, ma facciamo soffrire.

Dire a un uditore di voci che la sua sintomatologia rientra in uno stato di malattia mentale che non può migliorare, è come dire a una persona che ha un tumore dal quale non potrà mai guarire. 

Una terapia farmacologica senz’altro aiuta a ridurre la frequenza e l’intensità delle voci, ma soltanto imparando a convivere con esse, si potrà raggiungere una qualità di vita accettabile. Le voci possono, infatti, interferire con lo svolgimento delle faccende di vita quotidiana e con le relazioni interpersonali. Ecco perché vi sono numerosi gruppi di auto-aiuto per uditori di voci, dove ogni partecipante può condividere la sua esperienza con le voci e trarre ispirazione dalle esperienze altrui, supportandosi a vicenda. È infine importante ricordare che le voci potrebbero non sparire del tutto ma, se adeguatamente gestite, non costituiranno un problema per la persona che le sente (Ron Coleman).


Jung, nei primi del ‘900, elaborò la sua idea dell’inconscio collettivo, considerando le voci come una manifestazione di un contatto con il mondo spirituale e inconscio, che tutti noi condividiamo.
Pirandello, ispirandosi alle teorie di Jung, ha creato capolavori teatrali indelebili come “sei personaggi in cerca d’autore” e romanzi come “Uno, nessuno e centomila”, dove le innumerevoli maschere che compongono ogni essere umano, chiedono di essere ascoltate, rappresentate, legittimate.  Dar loro voce, anziché reprimerle, può evitare che prendano il sopravvento e diventino pericolose.

Il progetto che proponiamo, finanziato dal DSM con una co-partecipazione di Cittadinanza e Salute ODV prevede la realizzazione di un Laboratorio Teatrale rivolto agli utenti che sentono le voci e hanno delle allucinazioni uditive, indirizzati dal Centro di Salute Mentale, dal Dipartimento di Salute Mentale, dai Centri Diurni, Day Hospital, CTRP dell’AULSS 8.

Il Laboratorio ha lo scopo di:
a) creare un posto sicuro” dove ci si senta liberi di potersi esprimere e ritrovare il piacere di avere un tempo e uno spazio per sé;
b) fare giochi propedeutici allo stare in scena;
c) valorizzare le voci come strumento di creazione di testi teatrali;
d) mettere in scena il materiale raccolto.

Gli incontri previsti sono 20 di 2 ore ciascuno.

Il coordinamento è a cura di Gianluigi Meggiorin – attore, con la supervisione di Francesca Varsori – psicologa, saranno invitati a partecipare altri attori vicentini e volontari, allo scopo di infrangere la barriera tra il “dentro” e il “fuori“.

Il luogo degli incontri sarà definito dall’AULSS8, presso un locale al Parco San Felice o in altro luogo.

Ognuno è prezioso